sabato 9 marzo 2013

Lucida follia



LUCIDA FOLLIA


Fulva si era svegliata piuttosto tardi. Adesso doveva riflettere. Cosa era avvenuto il giorno precedente? Quando, durante la passeggiata nel bosco, immersa nel silenzio più assoluto, le era sembrato di sentire quasi un fremito di vitalità che le veniva comunicato dagli alberi stessi. Le era sembrato di essere entrata in sintonia con tale fremito, ne era sicura, e che tentasse di rivelarle qualcosa, come se gli  alberi si sentissero imprigionati dai loro tronchi, dai loro rami, dalle loro forme esteriori non condivise, e volessero liberarsene per assumere una vitalità meno statica di quella esistente. Probabilmente era solo  una fantasia assurda la sua, da non rivelare a nessuno. Ma questa sensazione lei l’aveva effettivamente provata. Cosa era? Forse un segnale ? Forse un messaggio ? A volte Fulva, che  per sua natura possedeva il dono di una notevole sensitività, era abituata a ricevere frequentemente questi messaggi; e spesso riusciva ad interpretarli. Nel modo giusto.. Decise che anche questa volta doveva fare la stessa cosa. Di che si trattava ? Era sicuramente una parafrasi. Era la stessa parafrasi dell’esistenza. Di noi tutti. Era un apologo. Gli alberi, frementi di vita, di una vitalità vibrante nell’aria siamo noi stessi, pensò Fulva. Anche noi, come gli alberi, imprigionati dalle nostre esteriorità, dalle nostre forme (che a volte neanche ci sono gradite e comunque, anche se ora non è così, tempo verrà che non lo saranno più), schiavizzati dai condizionamenti di vita e di pensiero che noi stessi ci siamo imposti, con la nostra “razionalità” che frequentemente facciamo passare di moda. Passato, presente, futuro, bello, brutto, buono cattivo Non sono questi alcuni dei condizionamenti che ci siamo imposti e ci tengono prigionieri di noi stessi?  Condizionamenti destinati a modificarsi nel tempo, cambiare, dissiparsi e poi di nuovo cambiare per poi scomparire…del tutto ? Cosa è il passato se non quello che una volta era il presente e cosa sarà il presente di oggi se non il passato di domani ? Cosa è il bello se a volte è il brutto che piace e cosa è il  buono se a volte cambiano le regole non scritte ed il buono non è più tale? Non riusciremo mai a liberarcene, di tali condizionamenti, perché siamo noi stessi a non volerlo. Ci imprigioniamo da noi stessi. Siamo noi stessi i nostri carcerieri. Chissà, pensò Fulva, forse non ragiono. Si avvicinò al tavolo, che era stato del padre. Aprì un cassetto. V’era un unico libro. “Tutte le poesie di S. Quasimodo; ediz. Oscar Mondadori”. Lo aprì a caso. A pag.233 v’era la poesia “Alla nuova luna”; lesse: “In principio Dio creò il cielo/e la terra, poi nel suo giorno/ esatto mise i luminari in cielo/e al settimo giorno si riposò./Dopo miliardi d’anni l’uomo,/fatto a sua immagine e somiglianza/senza mai riposare, con la sua/intelligenza laica,/quasi fosse in gara con l'iniziale Creatore, senza timore, nel cielo sereno/d’una notte d’ottobre/ mise altri luminari uguali/a quelli che giravano/dalla creazione del mondo. Amen “ La lettura le fu molto di aiuto. “Ma allora” pensò “ anche Lui dice le stesse cose” “Anche Lui parla dei condizionamenti dell’uomo (i luminari), fatti dall’uomo  (come fosse in gara con l'iniziale Creatore) per autoschiavizzarsi e per rimanervi imprigionato…probabilmente per sempre”. Ma la trafisse un  solo dubbio. Che E.Poe, nel suo racconto “la lettera rubata” fa dire ad uno dei principali protagonisti del racconto (il prefetto di Parigi) che, a suo avviso, i poeti non sono mai credibili perché sono tutti pazzi (e si comprende che si tratta del convincimento dello stesso E.Poe). Ed allora…pensò Fulva “anche Quasimodo ed…anche io……non ragioniamo…. (ambedue)” Ma poi si autoassolse pensando che forse, forse… la stessa vita (ed il modo per sopravviverci) è a volte ugualmente anch’essa una meravigliosa, lucida ed incredibile follia. ( Ma:” QUIEN SABE ? ”)  

Bluewind

 

Nessun commento:

Posta un commento