martedì 7 gennaio 2014

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.6) (racconto)

LEGITTIMA SUSPICIONE (n.6)
(racconto)
Tornato, il giorno successivo, al IV piano, il sovraintendente Paolucci notò, per la prima volta, appeso ad una parete di una stanza, in cui solitamente la defunta Maria Dolores era solita passare le sue giornate, il dipinto di un’ingenuo ex voto. Che turbò non poco il sovraintendente. Raffigurava una nave che, in una tempesta, stava affondando. Ed alcuni marinai che si stavano buttando in mare. Ciò che rendeva incomprensibile , sul piano logico – estetico,l’immagine era l’esistenza di una piccola bottiglia, posta a fianco dell’immagine stessa. Spinto più che altro dalla curiosità (più che dal suo consueto istinto di approfondire, ogni volta, ciò che gli appariva inesplicabile), chiese ragguagli al portiere, che, questa volta, gli si rivolse con un atteggiamento quasi amichevole (così almeno gli sembrò). Costui gli spiegò che, a suo tempo, il padre di Maria Dolores faceva parte dell’equipaggio di un sommergibile, che venne affondato (nel 43) da una unità inglese. Tutti i pochi sopravvissuti vennero tradotti in un campo di concentramento, ma il padre della defunta non sopravvisse alla prigionia. Nel periodo successivo, Maria Dolores, che aveva perduto la madre e non ancora aveva incontrato colui che sarebbe divenuto il suo sposo, si sentiva terribilmente sola ed era intenzionata quasi a suicidarsi. Attendeva, incredibilmente, un qualsivoglia segnale, che le consentisse di avere un qualche inaspettato conforto. Come quando era in vita il padre. Ed, incredibilmente, il segnale venne ed ebbe l’e sembianze di una bottiglia con un messaggio dentro (lanciata a suo tempo  in mare dal padre) che si era arenata 50 anni dopo su una desolata e non frequentata spiaggia del Salento. “Io sono vivo” segnalava il messaggio, unitamente al nominativo del compilatore ed il suo precedente indirizzo in Italia. Il sovraintendente, che da sempre era stato un positivista, rimase, anche se non lo fece a vedere, piuttosto turbato dalla vicenda. E si chiese se fosse stato proprio per caso che gli era stata affidata l’indagine. Vicenda alla quale si sorprese di ripensarvi con una certa frequenza mentre la sua mente andò a quanto doveva essere nel vero il bravo Nichte quando, con incredibile approfondimento, aveva affermato che “i fatti (di per se) non esistono”, (forse) “esiste” (solo) la loro “interpretazione”. Quante volte sbagliamo. Ma (forse) intorno a noi esiste un quid, dal quale siamo avvolti (per il bene nostro e forse anche degli altri). Come la luce, che ha necessità di avere intorno a se molto buio. Molto buio…Per essere riconoscibile.
Bluewind
(I personaggi, le situazioni, i nominativi del racconto non hanno alcun riferimento a situazioni, personaggi, nominativi della vita reale ma sono l’esclusiva risultante della inventiva dell’autore. Le puntate precedenti del racconto sono leggibili sui siti: westwind1930.bluewind.wordpress.com, westwind1930.wordpress.com e su westwind1930.lupoblu.wordpress.com).


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